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Ordini Cavallereschi Non Nazionali

Ordini Cavallereschi non nazionali - vere storie e validità - dissertazioni

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Cosa significa essere cavaliere oggi!
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Nuovo Topic   Rispondi    Indice del forum -> Significato e senso dell'essere Cavaliere oggi
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inhocsigno

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italy
MessaggioInviato: Gio Dic 31, 19:40:20    Oggetto:  Cosa significa essere cavaliere oggi!
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Leggo questo articolo nel sito:
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che invito a visitare. Credo che qui si spieghi abbastanza bene cosa possa significare essere cavalieri oggi, sebbene sia legato all'Ordine del S. Seplocro, ma credo che possa adatarsi a tutti gli Ordini Cavallereschi che ancora oggi intendono operare nella Chiesa e con la Chiesa Apostolica Romana.

Riporto l'articolo credendo che non si dispiacerà l'autore comunque citato in calce.

"L’appartenenza all’ORDINE E. del S. SEPOLCRO di GERUSALEMME
APPARIRE…. O ESSERE…

Da quando l’Ordine del S. Sepolcro ha ripreso vigore e fulgore nelle varie Diocesi d’Italia, ma direi del mondo, non è raro sentirsi domandare, con frasi a volte allusive a volte più esplicite, se la nostra appartenenza all’Ordine non sia solo un evento di appariscenza, piuttosto che una militanza convinta e finalizzata.
E il più delle volte tali domande vengono proprio da alcuni sacerdoti, molto spesso legati all’efficienza del fare, piuttosto che alla forma dell’intervenire.
Ovviamente, c’è chi ci passa su con superficialità, e chi, invece e come me, si è soffermato a riflettere per dare innanzitutto a se stesso e poi agli interlocutori una idonea e convincente risposta.
Io credo che il buon cavaliere deve essere animato da una duplice convinzione: la chiamata all’Ordine deve avere valenze non occasionali o di comodo; la risposta e l’adesione all’Ordine deve avere motivazioni personali profonde, sincere e soprattutto proficue.
Se queste condizioni ricorrono, l’appartenenza all’Ordine diventa essenza e non apparenza.
E la modalità dell’essere cavaliere è duplice: una personale ed intima; l’altra comunitaria e sociale.
a) La prima: essere cavaliere oggi, in un periodo in cui il tradizionalismo mentre viene sconfessato da alcuni (sulla spinta post conciliare) e valorizzato da altri, trova la sua giustificazione nel credere che esistono valori indefettibili, che restano vivi nei secoli, checché succeda intorno.
1.- Il cavaliere fonda la sua essenza innanzitutto ed essenzialmente sulla fede.
Continua è la minaccia di invalidare le fondamenta stesse della nostra fede e della nostra storia cristiana, a volte partendo proprio dall’istituzione del Cavalierato Gerosolimitano.
Mi sono note le assurde, false e speculative teorie di Dan Brown e del suo Codice da Vinci; come quelle sul Santo Graal; sui Templari; sul Priorato di Sion e quant’altro in termini di infestazioni e manipolazioni massoniche e settarie.
Se oggi un Cavaliere entra nell’Ordine ha il sacrosanto ed unico dovere di esprimere così la sua vera fede in Cristo Signore, unigenito figlio di Dio e della Vergine Maria, morto e risorto per la nostra Redenzione, in intima unione con la Chiesa ed il Papa di Roma.
Non solo, ma deve combattere con tutte le armi, che il Signore gli pone a disposizione (secondo i propri carismi), per difendere questa Fede ed il Vangelo di Santa Romana Chiesa, che la esprime e la comunica.
2.- Il cavaliere fonda la sua essenza sulla speranza della redenzione sua e dell’intera comunità universale.
3.- Il cavaliere fonda la sua essenza sulla carità e l’amore fraterno per il prossimo, a partire da quello più… prossimo fino a quello più lontano, passando attraverso la custodia prioritaria dei Luoghi Santi. Da dove, solo per volontà e grazia di Dio nostro Padre, è partita la Rivelazione e dove si è concretizzata la Redenzione.
b) La seconda: la partecipazione di tali convinzioni alla comunità ed alla società.
Qui il rischio dell’apparenza è più forte. Il mostrarsi agli altri per ciò che si è nell’intimo, è sano, salutare, consigliabile; mostrarsi per ciò che si è solo in apparenza (un tempo con cappa e spada; ora con mantello e decorazioni) è deleterio, falso, desecrabile.
Il cavaliere ha il dovere di tradurre in opere, e partendo dalla sua comunità, lo spirito di fede di speranza e di carità, in cui crede e di cui deve essere permeata la sua adesione all’Ordine, come appena detto.
Non ci si può esimere dal vivere, ma anche dal manifestare, predicare, divulgare il credo agli altri. Non si può omettere di essere cioè apostoli del vangelo, infervorati da quel ricordo della tradizione in uno alla spinta dell’urgenza dell’intervento nella quotidianità, dell’oggi.
In altre occasioni ho avuto modo di precisare quanto io personalmente sia contrario al semplice solidarismo, caratteristico di questi nostri tempi, pervasi di gnosticismo e di falsità, in cui si fa del bene agli altri (per es. nelle ONG), per scopi e motivazioni fini a se stessi.
Il seguace di Cristo, e tanto più il cavaliere di Cristo, non opera così, perché prima di tutto ha da essere buono dentro, spinto dalla carità, che, per semplice moda odierna, a volte, si confonde e si traduce con il termine solidarietà.
L’essere determinato a beneficare il bisognoso, non è frutto solo della sua spinta interiore, della sua gratificazione nell’essere altruista; ma è conseguenza di una scelta di fede, perché nel volto del fratello bisognoso, io vedo il volto santo di Cristo, che mi ha dato l’unica legge possibile: quella dell’amore.
Ma il cavaliere ha anche l’onere, come dicevo, di manifestarsi agli altri per ciò che è; ha da testimoniare il suo credo.
Io penso che non è affatto facile, per chi è spinto da tali motivazioni di appartenenza, mostrarsi agli altri con mantello e croce al petto.
Certo, per chi vuole apparire, la cosa ha anche il suo … fascino.
Ma per chi è, il portare con onore e dignità per quel Sacro e benedetto Mantello e quei Sacri e benedetti Simboli della Passione e delle Piaghe di Cristo nostro Signore, costituisce motivo di testimonianza e di impegno ad essere in ogni occasione Cavaliere, non solo nelle celebrazioni e nelle processioni.
Altrimenti, non avrebbe nessun senso la circostanza che le spoglie mortali del nostro Beato Bartolo Longo siano state rivestite del Mantello e delle Insegne del nostro Ordine!
Certo non da quelli è dipesa la sua Santità, ma comunque oggi sono il segno che di lì egli ha tratto forza, sostegno, spinta, essenza, per operare così come ha fatto e per guadagnarsi non solo il premio promessogli dalla Vergine Santa dell’eterna gioia, ma anche per essere a noi testimone e persino valido intercessore, per le nostre necessità quotidiane spirituali e materiali.
Concludendo penso che tanti sicuramente pensano che entrare nell’Ordine sia motivo di vanto, di onore umano, e quindi possono essere spinti dall’apparenza. Ma per i più, e voglio fermamente crederlo per non rimanere deluso, l’appartenenza all’Ordine è un mezzo in più che il Signore, per Sua Grazia, ci concede, per essere, o meglio per tendere ad essere un suo fedele seguace, suo milite, pronto a dare la vita per la Chiesa e primieramente per la Terra Santa, ove la stessa è nata.
Per questo siamo e vogliamo essere custodi di quel S. Sepolcro, che non è solo quello materialmente noto in Gerusalemme, ma è anche e principalmente il nostro cuore, che Cristo, concedendoci di partecipare alla Cena Eucaristica, rende suo inalienabile ed intoccabile Tempio Santo.
Comm. Raffaele Preziuso"
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MessaggioInviato: Gio Dic 31, 19:40:20    Oggetto: Adv






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CARLUS

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italy
MessaggioInviato: Gio Dic 31, 22:07:36    Oggetto:  
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Questo anche è significativo ed è copiato dal sito ufficiale dell'ordine militare di s. brigida.


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Essere Cavaliere di S. Brigida oggi significa esserlo nel cuore e nella mente; essere Cavalieri del SS. Salvatore comporta una professione di fede che vincola alla testimonianza sincera e costante della Cristianità, della sua Chiesa, dei suo valori e della nostra Cavalleresca Istituzione; questa testimonianza la si esercita non con le armi ma con la parola, la fede, l’esempio di vita e con una dimostrazione di massima disponibilità ed apertura verso i bisognosi, i malati e tutte le persone meno fortunate.
Oggi, più che mai, la Cristianità, la Chiesa Cattolica, i valori e la cultura che da essa discendono sono seriamente minacciati da continui e concentrici attacchi; non vederli o sottovalutarli significa soccombere ed è per questo motivo che, senza remore e timore, è nostro compito affermare con determinazione la verità del nostro credo e la cultura delle nostre radici cristiane.
La ricorrenza del Natale ci riporta alla mente, con maggiore forza, la venuta tra noi del Cristo, che fattosi Uomo, ci ha indicato la Via.
La Sua Via è fatta di pace, fratellanza, fede e carità; S. Brigida seppe interpretare il Suo messaggio in modo fedele e veritiero.
I Cavalieri di S. Brigida non utilizzarono mai armi ma adoperarono, come noi oggi, la parola, la preghiera e l’esempio, e più che mai la disponibilità verso gli altri.
Federico Abbate de Castello
Gran Maestro

Tutto bello, ma sarà vero?
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cosimo

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italy
MessaggioInviato: Dom Mag 30, 15:39:39    Oggetto:  
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Rispondere alla domanda “che cosa significa essere cavalieri oggi” porta implicitamente a doversi giustificare per la propria scelta di abbracciare principi etici, religiosi, culturali molto elevati, apparentemente anacronistici, attingendoli da un ordine cavalleresco, crogiuolo di fede, storia, letteratura e civiltà.
Tra i cavalieri e la gran parte dell’attuale società esiste un attrito, perchè la presenza elegantemente discreta dei primi non è pleonastica ma induce in una dolorosa riflessione sulla problematica condizione morale e materiale della quale i mezzi di informazione ci aggiornano quotidianamente.
Gli stessi organi, però, per ricercare il gradimento della massa, non si limitano a denunciare la situazione di degrado generale ma sono sempre pronti ad irridere e punire la legittima aspirazione ad un cavalierato, proiettandolo sarcasticamente in una sceneggiatura di truffe e basso costume.
L’amara constatazione è che la sola idea di cavalierato, oggi, viene scoraggiata pesantemente e quindi chi vi insiste si ritrova a dover giustificarsi motivandone le ragioni.
Ci provo anch’io.
Per ottenere il rispetto della propria personalità e per fare del bene al prossimo non è necessario essere cavalieri. Tutti sappiamo, infatti, che il diritto inalienabile della personalità ed il dovere inderogabile alla solidarietà sono sanciti dall’articolo due della Carta costituzionale della Repubblica e quindi riguardano tutti gli organi dello Stato e tutti i cittadini; tuttavia fenomeni di reciproca irriverenza e di amnesia rispetto alle necessità dei più bisognosi non rappresentano, purtroppo, mere situazioni eccezionali.
Nasce la convinzione che elevati principi, pur solennemente affermati, possono trovare serie difficoltà operative in assenza di spazi sociali, fatti di ruoli, compiti e responsabilità ed in assenza di contenuti culturali istituzionali, motivanti i valori per l’impegno degli aderenti. Di qui scaturisce la funzione a cui assolvono gli ordini cavallereschi con i loro cavalieri e dame.
Se il cavaliere è al servizio di Dio e del prossimo nella fedeltà ai legittimi riferimenti odierni della Storia più esemplare, sorretto dai valori cantati dai maggiori poemi epici, allora il significato odierno (e di sempre) della cavalleria è enorme.
Tutto ciò non è retorica ma risponde ad un’esigenza pratica di una società che vuole migliorare se stessa.
Le moderne credenze che concepivano la ricchezza in termini finanziari stanno miseramente cadendo, manifestando che la crescita materiale ha altre basi: basi antiche costituenti un sistema di valori universali che ha retto le sorti di gloriosi stati e imperi della storia. Occorrerebbe che qualcuno incominciasse a ringraziare i cavalieri per il loro amore nella difesa della fede e di tutto ciò che di bello la tradizione ci trasferisce per alimentare la sapienza necessaria a costruire la visione del futuro.
Questo è ciò in cui credo.
Ringrazio per l’attenzione.
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